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Strategia di trading

strategia di trading cos'è

Cos’è una strategia di trading, quali sono le caratteristiche che differenziano le varie tipologie e come scegliere il trading system migliore per i propri obiettivi.

Cosa sono le strategie di trading

Una strategia di trading è un piano dettagliato che un trader adotta per guidare le sue decisioni di trading in maniera razionale, riducendo così l’impatto delle proprie emozioni sulle operazioni effettuate.

Una buona strategia di trading include regole chiare su quando entrare e uscire dal mercato, gestire il rischio e massimizzare i profitti. Le strategie di trading possono essere basate su analisi tecniche, analisi fondamentali o una combinazione di entrambe.

Cos'è un trading system

Un trading system è un insieme di regole, algoritmi e parametri predefiniti che guidano le decisioni di trading. Un trading system può essere completamente meccanico, basato su algoritmi e indicatori tecnici, o può includere una componente discrezionale, in cui il trader prende decisioni basate sulla propria esperienza e intuizione.

L'obiettivo di un trading system è quello di automatizzare il processo di trading e ridurre al minimo l'influenza delle emozioni umane.

Tipologie di strategie di trading

Esistono diverse tipologie di strategie di trading, che possono essere classificate in base all'orizzonte temporale in cui vengono utilizzate e al loro approccio al mercato.

Le strategie di trading a breve termine, come lo scalping o il day trading, si concentrano su movimenti di prezzo a breve termine, e cercano di sfruttare piccoli guadagni frequenti. Infatti, queste strategie di trading sono caratterizzate da un elevato numero di operazioni, spesso intraday, e da una grande attenzione ai dettagli.

Sono necessari un monitoraggio costante del mercato e una rapida esecuzione degli ordini; per questo motivo queste strategie sono adatte a trader esperti che possono gestire il livello di stress e di rischio.

Le strategie di trading a medio termine, come il trading swing, si concentrano su movimenti di prezzo che si sviluppano nel corso di alcuni giorni o settimane. Queste strategie richiedono una maggiore pazienza e una capacità di tollerare le fluttuazioni di prezzo a breve termine.

Le strategie di trading a medio termine hanno come obiettivo quello di ottenere guadagni più consistenti nel medio periodo. Si tratta di strategie caratterizzate da un numero inferiore di operazioni rispetto alle strategie a breve termine, e che richiedono un'analisi più approfondita e una gestione oculata del rischio.

Sono adatte a trader che preferiscono un approccio meno frenetico al trading, e che sono disposti a dedicare più tempo all'analisi dei mercati.

Le strategie di trading a lungo termine, come il trading di posizione, si concentrano su movimenti di prezzo che si sviluppano nel corso di diversi mesi, arrivando talvolta a coprire diversi anni.

Le strategie di trading a lungo termine sono caratterizzate da un numero ancora inferiore di operazioni rispetto alle strategie a medio termine, ma con l'obiettivo di ottenere guadagni significativi nel lungo periodo.

I trader che utilizzano queste strategie cercano di sfruttare le tendenze di prezzo a lungo termine e di cogliere i grandi movimenti di mercato. Queste strategie sono adatte ai trader che preferiscono un approccio più passivo al trading, che hanno una visione a lungo termine, una maggiore tolleranza al rischio e la giusta pazienza nel mantenere le posizioni aperte per periodi prolungati. 

Come scegliere la migliore strategia di trading

La scelta della migliore strategia di trading dipende da vari fattori, come il proprio stile di trading, l’orizzonte temporale, la tolleranza al rischio e l'esperienza nel trading. È importante testare diverse strategie e comprendere come si adattano alle proprie esigenze e obiettivi di trading.

Inoltre, è consigliabile seguire un percorso di formazione e consulenza da parte di professionisti del settore per acquisire una conoscenza approfondita del trading e delle strategie disponibili.

Come riconoscere una strategia di trading profittevole

Una strategia di trading si può considerare profittevole se è in grado di generare guadagni costanti nel tempo. In altre parole, una strategia di trading profittevole è generalmente caratterizzata da un'alta percentuale di operazioni vincenti e da un rapporto rischio/rendimento favorevole.

Per valutare la redditività di una strategia, è quindi necessario analizzare i risultati storici e confrontarli con le performance del mercato. Inoltre, è importante considerare anche i rischi associati alla strategia, la capacità di gestirli in modo efficace e l’adattabilità della strategia stessa a diverse condizioni di mercato.

Quali strumenti utilizzare per creare una strategia di trading

Per creare una strategia di trading efficace, è possibile utilizzare diversi strumenti e risorse.

  • indicatori tecnici: forniscono segnali di acquisto o vendita basati su calcoli matematici; 
  • software di analisi tecnica: identificano modelli e tendenze di prezzo;
  • analisi fondamentale: aiuta a valutare le condizioni economiche e le prospettive di un'azienda o di un mercato;
  • servizi di segnali di trading: forniscono raccomandazioni di trading basate su analisi di esperti;
  • piattaforme di trading: permettono di eseguire gli ordini in modo rapido ed efficiente.

È importante utilizzare gli strumenti più adatti al proprio stile di trading e alle proprie esigenze.

Quali sono gli indicatori da utilizzare nelle strategie di trading

Tra i vari indicatori disponibili per le strategie di trading i più comuni utilizzati dai trader sono:

  • Medie mobili (Moving Averages): si tratta degli indicatori più popolari. Calcolano il prezzo medio durante un periodo di tempo specificato, e possono fornire segnali di inversione o di continuazione della tendenza. Le medie mobili più comuni includono la media mobile semplice (SMA) e la media mobile esponenziale (EMA).
  • Bande di Bollinger (Bollinger Bands): fornisce informazioni sulla volatilità dei prezzi e può aiutare a identificare condizioni di ipercomprato o ipervenduto. Le bande di Bollinger sono costituite da tre linee che si muovono attorno alla media mobile.
  • Indice di forza relativa (Relative Strength Index - RSI): misura la forza e la velocità di un movimento dei prezzi. Può essere utilizzato per identificare condizioni di sovracquisto o di ipervenduto e possibili inversioni di tendenza.
  • MACD (Moving Average Convergence Divergence): è un indicatore di momentum che confronta due medie mobili per generare segnali di inversione o di continuazione della tendenza. È composto da una linea MACD principale e una linea di segnale.
  • Stocastico (Stochastic Oscillator): l'indicatore stocastico è utilizzato per identificare condizioni di ipercomprato o ipervenduto. Consiste in due linee che oscillano tra 0 e 100, e può fornire segnali di inversione della tendenza.
  • I livelli di Fibonacci: sono utilizzati per identificare potenziali punti di inversione o di continuazione della tendenza. I livelli di Fibonacci vengono spesso utilizzati in combinazione con altri strumenti di analisi tecnica, come le medie mobili o le linee di tendenza, per confermare i segnali di trading e fornire un'analisi più completa del mercato. È importante tenere presente che i livelli di Fibonacci non sono sempre precisi e possono variare a seconda delle condizioni di mercato.
  • Pattern di inversione: sono configurazioni di prezzo che possono indicare una possibile inversione di tendenza, e sono utilizzati dai trader per identificare punti di ingresso o uscita dal mercato. Questi pattern si formano quando il prezzo raggiunge un punto di estremo e inizia a mostrare segnali di inversione. Alcuni esempi comuni di pattern di inversione sono le doppie massimi/minimi, le teste e spalle, le pin bar e le engulfing candle.
  • Supporti e resistenze: un livello di supporto è un punto in cui il prezzo tende a fermarsi e invertire la sua caduta, mentre un livello di resistenza è un punto in cui il prezzo tende a fermarsi e invertire la sua salita. Una volta che un livello di supporto viene rotto, diventa una potenziale resistenza e viceversa. I trader utilizzano questi livelli per identificare possibili punti di ingresso o uscita dal mercato.
  • Trend Line: possono fornire una guida visiva per la direzione del trend ed essere utilizzate per identificare punti di ingresso o uscita dal mercato; inoltre possono fornire segnali di rottura o conferma della tendenza. Le trend line sono linee tracciate su un grafico collegando i punti più alti o più bassi del prezzo nel caso di un trend rialzista o ribassista, rispettivamente.

Questi sono solo alcuni esempi di indicatori, ma ne esistono molti altri come l'ADX, il CCI, il Volume, l'Oscillatore di Chaikin, solo per citarne alcuni. È importante ricordare di utilizzare gli indicatori in combinazione con altre analisi e osservazioni di mercato per prendere decisioni di trading informate.

Quali sono le strategie di trading più comuni

Le strategie di trading più comuni includono:

  • lo scalping, che sfrutta i piccoli movimenti di prezzo e si concentra su operazioni a breve termine;
  • il day trading, che si concentra su operazioni che vengono aperte e chiuse nella stessa giornata;
  • il trading swing, che si concentra su movimenti di prezzo che durano da alcuni giorni a diverse settimane;
  • il trading di posizione, che si concentra su movimenti di prezzo a lungo termine;
  • il trading automatizzato, che utilizza algoritmi e software per eseguire operazioni di trading in modo automatico;
  • il trend following, che si basa sull'identificazione e lo sfruttamento delle tendenze di prezzo;
  • il range trading, che si basa sull'identificazione e lo sfruttamento dei livelli di supporto e resistenza;
  • il breakout trading, che si basa sull'identificazione e lo sfruttamento delle rotture di prezzo;
  • il carry trade, che si basa sullo sfruttamento delle differenze di tasso di interesse tra due valute.

Strategie di trading semplici per principianti

Per i principianti, è consigliabile iniziare con strategie di trading semplici che siano facili da comprendere e da applicare.

Ad esempio, si potrebbe usare una strategia di trend di medio termine che consiste nell'acquistare un'azione quando il prezzo supera una media mobile a 50 giorni, e vendere quando il prezzo scende al di sotto di questa media.

Un altro esempio potrebbe essere utilizzare una strategia di breakout per individuare i momenti in cui il prezzo rompe un livello di supporto o resistenza significativo. O in alternativa, si potrebbe utilizzare una strategia di media mobile per identificare la direzione del trend e generare segnali di acquisto o vendita quando il prezzo attraversa la media mobile.

Queste tipologie possono essere facilmente implementate anche da trader alle prime armi, ma si consiglia comunque di iniziare con piccoli importi e fare pratica con il trading prima di impegnare capitali più consistenti.

Take profit

take profit significato

Cos’è, come funziona e come usare il take profit nel trading.

Cos'è il take profit nel trading

Nel trading il take profit è uno strumento per massimizzare i profitti, ed è sostanzialmente un ordine automatico che chiude una posizione aperta in profitto quando il prezzo raggiunge un livello preimpostato.

Il take profit quindi permette ai trader di fissare i propri obiettivi di profitto e, utilizzato insieme agli ordini stop loss, aiuta a gestire il rischio nel trading.

Come funziona il take profit e come calcolarlo

Il take profit funziona come un ordine automatico impostato dal trader quando apre una posizione. Il livello di take profit rappresenta il prezzo a cui desidera vendere la posizione. Una volta raggiunto tale livello, l'ordine viene eseguito automaticamente e la posizione viene chiusa, garantendo al trader il profitto desiderato.

Per impostare il take profit, bisogna tenere in considerazione diversi fattori, come:

Per calcolare il take profit, è possibile utilizzare diverse tecniche a seconda dello strumento finanziario e della strategia di trading che si sta seguendo. Ad esempio, alcuni trader utilizzano il rapporto rischio/rendimento, che implica l'impostazione di un take profit che sia un multiplo del rischio assunto. Altri trader utilizzano indicatori come le medie mobili o i livelli di Fibonacci per determinare il livello di take profit.

Tipologie di ordini take profit

Esistono diverse tipologie di ordini take profit che i trader possono utilizzare nel trading. I più comuni sono:

  • l'ordine take profit limit, che viene eseguito automaticamente al prezzo specificato o a un prezzo migliore;
  • l’ordine take profit stop, che viene eseguito solo se il prezzo raggiunge un determinato livello prefissato ma al prezzo di mercato corrente;
  • l’ordine take profit trailing, che si muove automaticamente in base all'andamento del prezzo. Ad esempio, ipotizziamo di avere aperto una posizione long su un'azione a €50 e di aver impostato un trailing stop loss a €2 al di sotto del prezzo corrente. Se il prezzo dell'azione raggiunge €55, il trailing stop loss si sposterà a €53. In questo modo, il trailing stop loss si muove in sincronia con il prezzo, proteggendo i profitti ottenuti fino a quel momento;
  • l’ordine take profit fisso, in cui, quando il prezzo raggiunge il livello di profitto prefissato, la posizione viene automaticamente chiusa, indipendentemente dalle condizioni di mercato;
  • l’ordine take profit dinamico, in cui il livello di prezzo viene regolato in base all'andamento del mercato, ovvero adattandosi alle condizioni di mercato in tempo reale. Questa tipologia di ordine permette di modificare il livello di profitto prefissato in base alle dinamiche di mercato. Ad esempio, se si imposta un take profit dinamico di $5 per un'azione a $50, e il prezzo dell'azione raggiunge $55, potremmo decidere di spostare il livello di profitto prefissato a $60 per sfruttare ulteriori guadagni.
  • l’ordine take profit parziale, in cui una parte della posizione viene chiusa al raggiungimento di un determinato livello di prezzo, mentre il resto viene lasciato aperto per beneficiare di eventuali movimenti ulteriori. Ad esempio, supponiamo che un trader apre una posizione di acquisto su un asset e imposta un take profit parziale al 50% del profitto desiderato. Quando il prezzo raggiunge quel livello di profitto, il 50% della posizione verrà chiuso, acquisendo così parte del guadagno. Tuttavia, l'altra metà della posizione rimarrà aperta per cercare di ottenere ulteriori profitti se il prezzo continua a salire. In questo caso è importante considerare attentamente il livello di profitto parziale da impostare in base all'analisi del mercato, all'obiettivo di profitto complessivo e alla propria gestione del rischio.

Vantaggi e svantaggi nell'uso del take profit

L'utilizzo del take profit può offrire diversi vantaggi ai trader. Prima di tutto, consente di fissare un obiettivo di profitto e di chiudere automaticamente la posizione quando tale obiettivo viene raggiunto. Inoltre, il take profit può aiutare a gestire le emozioni e a evitare di lasciare correre le perdite. Tuttavia, l'uso del take profit potrebbe anche comportare alcuni svantaggi, come la possibilità di perdere ulteriori profitti se il prezzo continua a salire dopo l'esecuzione del take profit.

L'utilizzo del take profit nel trading offre diversi vantaggi. Innanzitutto, consente ai trader di fissare i propri obiettivi di profitto e di evitare di lasciare aperte le posizioni troppo a lungo, riducendo così il rischio di perdite. Inoltre, il take profit può essere utile per automatizzare la gestione delle posizioni e liberare il trader da monitorare costantemente i mercati. Tuttavia, ci sono anche alcuni svantaggi nell'uso del take profit. Ad esempio, potrebbe capitare che il prezzo raggiunga il livello di take profit e poi inverta la direzione, lasciando il trader senza la possibilità di guadagnare ulteriori profitti.

Esempio di take profit

Per comprendere meglio come funziona il take profit, consideriamo un esempio pratico. Supponiamo di avere acquistato una quota di azioni di una determinata società a €50 per azione. Se si vuole ottenere un guadagno di €10 per azione, sarà necessario impostare un ordine di take profit che si attiva quando il prezzo raggiunge €60 per azione.

Una volta che il prezzo di mercato raggiunge o supera €60 per azione, l'ordine di take profit si attiva e la posizione viene automaticamente chiusa, garantendo così il proprio obiettivo di profitto, ovvero un guadagno di €10 per azione.

Esempio del perché utilizzare anche l'ordine stop loss insieme al take profit

Tuttavia, è fondamentale ricordare che il trading comporta sempre un grado di rischio e che i risultati possono variare in base alle fluttuazioni del mercato. Per questo motivo, si consiglia di applicare nella propria strategia di gestione del rischio un ordine di take profit in combinazione con un ordine stop loss.

Infatti, mentre il take profit aiuta a fissare un obiettivo di profitto, l'ordine stop loss serve a limitare le perdite nel caso in cui il prezzo si muova contro la posizione aperta. Utilizzare sia il take profit che lo stop loss può aiutare a proteggere il proprio capitale di trading e a mantenere una gestione del rischio adeguata.

Ad esempio, se si ha una posizione aperta con un ordine di take profit a €100, nel caso di rialzo con un guadagno di €99,99 per l’operazione in corso, il take profit non si attiverebbe, poiché non si è raggiunto il limite prestabilito. Se si imposta anche un ordine stop loss, si può proteggere così il proprio capitale e limitare le perdite, nel caso in cui la posizione raggiungesse 99,99 per poi cambiare direzione e tornare verso quota 20.

Stop loss

stop loss significato

Cosa sono, come funzionano e le caratteristiche degli ordini di stop loss.

Cos'è lo stop loss e a cosa serve

Lo stop loss, letteralmente “ferma perdita”, è uno strumento di gestione del rischio utilizzato nel trading finanziario con lo scopo di limitare le perdite in caso di movimenti sfavorevoli del mercato.

Nella pratica, lo stop loss è un ordine eseguito automaticamente quando il prezzo di uno strumento finanziario raggiunge un livello prefissato dall’investitore.

Come funziona un ordine di vendita stop loss

Per attivare un ordine di vendita stop loss è necessario stabilire un prezzo limite, o prezzo di stop loss, quando si apre una posizione di trading.

Il prezzo di stop loss rappresenta il massimo livello di perdita che l'investitore è disposto a sopportare. Quando il prezzo di mercato raggiunge o scende al di sotto del prezzo limite, l'ordine viene eseguito e l'asset viene venduto al miglior prezzo disponibile. In questo modo, l'investitore può limitare le sue perdite e proteggere il suo capitale.

Tipologie di ordini stop loss

Nel trading finanziario si possono distinguere diverse tipologie di ordini di stop loss, tra cui le più comuni sono:

  • Stop loss fisso: il prezzo di stop loss viene impostato ad un livello specifico in modo statico, ovvero rimane invariato fino a quando l'ordine viene eseguito o annullato manualmente dall'investitore. 
  • Trailing stop loss: il prezzo di stop loss si muove in modo dinamico, ovvero si sposta automaticamente in sincronia con il prezzo di mercato
  • Stop loss dinamico: il prezzo di stop loss può essere modificato manualmente in base all'andamento del prezzo dell’asset sul mercato. 
  • Stop loss garantito: questo tipo di ordine fornisce una protezione aggiuntiva all'investitore. In caso di movimenti di mercato estremi o di lacune di liquidità, il broker si impegna a eseguire l'ordine stop loss al prezzo specificato, anche se il prezzo di mercato è inferiore.

Vantaggi e svantaggi dell'uso di uno stop loss

Impostare correttamente uno stop loss può aiutare a proteggere il capitale investito e a limitare le perdite. Tuttavia, è importante considerare attentamente i vantaggi e gli svantaggi dell'utilizzo di uno stop loss, in modo da adattarlo alle proprie strategie di trading e al contesto di mercato specifico.

Pro

  • Limita le perdite
  • Protegge il capitale
  • Aiuta ad evitare decisioni emotive e mantenere una disciplina nel trading
  • Non è necessario monitorare costantemente il mercato perché il processo di vendita è automatizzato

Contro

  • Possibilità di slippage o stop hunt in caso di mercato volatile
  • Possibilità di perdere opportunità di profitto se si imposta uno stop loss troppo stretto

Quando utilizzare uno stop loss

Lo stop loss può essere utilizzato in diverse situazioni di trading, in particolare quando si apre una posizione speculativa, in cui l'investitore si aspetta un movimento dei prezzi in una direzione specifica.

L’ordine di stop loss può essere utilizzato sia per gestire il rischio in posizioni di investimento a lungo termine, per proteggere il capitale investito nel caso in cui il mercato si muova in modo contrario alle aspettative, sia per gestire il rischio in posizioni di trading a breve termine, dove il tempo di monitoraggio del mercato potrebbe essere limitato.

Esempio pratico di stop loss

Facciamo un esempio per capire meglio come funziona un ordine di stop loss fisso. Immaginiamo di aver acquistato azioni di una società a €100 l'una. Per proteggere il nostro investimento, potremmo impostare uno stop loss al prezzo di €95. Se il prezzo delle azioni raggiunge o scende al di sotto di €95, l'ordine stop loss viene eseguito e le azioni vengono vendute automaticamente per limitare le perdite.

Ma supponiamo invece di impostare un ordine trailing stop loss del 10%. Se il prezzo delle azioni sale a €120 per azione, il trailing stop loss automaticamente si sposterà a €108 per azione (10% al di sotto del nuovo prezzo corrente). Se il prezzo delle azioni continua a salire e raggiunge €130 per azione, il trailing stop loss si sposterà a €117 per azione (sempre il 10% al di sotto del nuovo prezzo corrente). In questo modo, se il prezzo delle azioni comincia a scendere, il nostro trailing stop loss si attiverà solo quando il prezzo scenderà a €117 per azione.

Come si imposta lo stop loss

Per impostare uno stop loss, è necessario specificare il prezzo limite desiderato quando si inserisce un ordine di vendita. Nella pratica, è necessario innanzitutto accedere alla piattaforma di trading utilizzata, impostare il prezzo di limite desiderato e confermare l’ordine.

Il prezzo di stop loss dovrebbe essere scelto in base a diversi fattori, tra cui una valutazione accurata del rischio e della volatilità del mercato, fattori come il livello di supporto o resistenza, i livelli di Fibonacci o gli indicatori tecnici, per determinare il prezzo limite più appropriato e in base alla propria strategia di trading e al livello di rischio che si è disposti a sopportare.

Come fare trading usando stop loss e take profit

Oltre allo stop loss, si può fare trading utilizzando anche il take profit. Se l’ordine di stop loss ha come obiettivo limitare le perdite, l’ordine di take profit viene utilizzato per fissare un obiettivo di profitto.

In pratica, il prezzo di take profit rappresenta il livello di profitto desiderato che l'investitore si aspetta di raggiungere. Una volta impostati entrambi i livelli, l'ordine viene eseguito automaticamente quando uno dei due viene raggiunto.

Entrambi gli ordini possono essere modificati o annullati in qualsiasi momento, a seconda delle condizioni di mercato e delle strategie di trading adottate.

Differenze tra stop loss e stop limit

La principale differenza tra stop loss e stop limit risiede nella loro esecuzione.

Lo stop loss viene utilizzato per limitare le perdite, e viene eseguito al miglior prezzo disponibile una volta che il prezzo di mercato raggiunge, o scende, al di sotto del prezzo limite.

Invece lo stop limit può essere utilizzato per prendere profitto o vendere un'azione a un prezzo specifico, e viene eseguito solo se il prezzo di mercato raggiunge o supera il prezzo limite.

Strumento sottostante

strumento sottostante significato

Cosa sono gli strumenti sottostanti e quali sono le loro caratteristiche

Cosa sono gli strumenti sottostanti

Gli strumenti sottostanti sono un componente chiave dei mercati finanziari, poiché costituiscono la base di un contratto finanziario o di un investimento. Gli strumenti sottostanti rappresentano l'oggetto su cui si basa un derivato finanziario, come ad esempio un contratto di opzione o di futures.

Possono essere di diversa natura, come azioni, indici di borsa, titoli di debito, materie prime, tassi di interesse o valute, e hanno la funzione di riferimento di valore per un determinato strumento finanziario.

Caratteristiche di uno strumento sottostante

La caratteristica principale di uno strumento sottostante è che il suo valore influenza il valore di un altro strumento finanziario ad esso collegato. Ad esempio, il valore di un'opzione su azioni dipenderà dal valore delle azioni sottostanti.

Inoltre, ci sono altre caratteristiche da tenere in considerazione, tra cui:

  • liquidità, che si riferisce alla facilità con cui è possibile acquistare o vendere l'asset sottostante sul mercato;
  • volatilità, che indica la variazione dei prezzi dell'asset nel tempo;
  • prezzo, che rappresenta il valore corrente dell'asset sul mercato.

Come funziona uno strumento sottostante

Uno strumento sottostante funziona come base di un contratto derivato. Ciò significa che un investitore può acquistare o vendere uno strumento finanziario che trae il suo valore da un determinato strumento sottostante.

Ad esempio, un investitore può acquistare un'opzione su azioni, il cui valore dipenderà dal valore delle azioni sottostanti. Se il valore delle azioni aumenta, anche il valore dell'opzione aumenterà di conseguenza.

Nel caso di un contratto futures, invece, lo strumento sottostante determina l'oggetto che verrà scambiato in futuro al prezzo stabilito nel contratto.

Tipologie di strumenti sottostanti

Esistono diverse tipologie di strumenti sottostanti, che possono essere suddivisi in queste categorie principali:

  • le azioni, che rappresentano quote di proprietà di una società quotata in borsa, 
  • le obbligazioni, che sono emesse da enti governativi o aziende, 
  • le materie prime, che includono oro, petrolio, grano, 
  • gli indici di borsa, che rappresentano un paniere di azioni di diverse società, 
  • i tassi di interesse e le valute, che, come si può intuire dal nome, rappresentano i tassi di interesse e i tassi di cambio tra diverse valute.

Ogni tipo di strumento sottostante ha le proprie caratteristiche e può essere utilizzato per scopi diversi. Ad esempio, gli indici di mercato possono essere utilizzati come strumenti sottostanti per i contratti futures o per i fondi negoziati in borsa (ETF).

Vantaggi e rischi degli strumenti sottostanti

Gli strumenti sottostanti offrono vantaggi agli investitori, ma comportano anche dei rischi. È fondamentale comprendere il funzionamento degli strumenti sottostanti e valutare attentamente i rischi prima di investire.

Pro

  • Ottenere un'esposizione a un determinato asset finanziario senza dover possedere fisicamente l'asset stesso
  • Diversificare il portafoglio con una vasta gamma di asset finanziari
  • Sfruttare le opportunità di mercato e di ottenere rendimenti potenzialmente elevati
  • Speculare sulle fluttuazioni di un asset finanziario, sia al rialzo che al ribasso, attraverso l'utilizzo di strumenti derivati

Contro

  • Fluttuazioni significative del valore degli strumenti sottostanti a causa di fattori esterni imprevedibili, come eventi politici o economici
  • Possibilità di perdite impreviste a causa di eventi esterni

Differenza tra strumenti derivati e strumenti sottostanti

La differenza principale tra gli strumenti derivati e gli strumenti sottostanti è che gli strumenti derivati sono creati sulla base degli strumenti sottostanti.

Gli strumenti sottostanti rappresentano l'oggetto su cui si basa un contratto derivato, come ad esempio opzioni, futures, swap e contratti a termine. Invece gli strumenti derivati sono i contratti finanziari il cui valore deriva da un asset sottostante.

Per fare un esempio, se un investitore acquista un contratto futures sul petrolio, il petrolio è lo strumento sottostante. Ciò significa che, se il prezzo del petrolio aumenta, il valore del contratto futures aumenterà di conseguenza, offrendo l'opportunità di ottenere dei profitti.

Risk management (gestione del rischio)

risk management significato

Cos’è il risk manager, in quali tipologie si divide e come si può gestire il rischio finanziario.

Cos'è il risk management?

Il risk management, o gestione del rischio, è un processo strategico che mira ad identificare, valutare e gestire i rischi che possono influenzare negativamente il raggiungimento degli obiettivi di un'organizzazione. Si tratta di una pratica fondamentale per qualsiasi azienda o ente, in quanto permette di prevenire o mitigare i potenziali danni che potrebbero derivare da eventi imprevisti o incerti.

Questo processo coinvolge l'identificazione dei rischi potenziali, la valutazione della loro probabilità di accadere e dell'impatto che potrebbero avere, nonché l'implementazione di misure atte a ridurre o mitigare tali rischi. Attraverso una corretta gestione del rischio, è possibile prendere decisioni più informate e adottare misure preventive per proteggere l'organizzazione da eventi imprevisti o dannosi.

A cosa serve il risk management?

Il risk management ha come obiettivi quello di proteggere un'organizzazione da eventi imprevisti o dannosi che potrebbero causare perdite finanziarie, reputazionali o di altra natura, e quello di migliorare la resilienza dell'azienda di fronte ai rischi.

Si tratta quindi di un processo fondamentale per garantire la stabilità e la sostenibilità di un'organizzazione. Inoltre, il risk management consente di prendere decisioni informate, basate su una valutazione accurata dei rischi e delle opportunità, consentendo all'organizzazione di raggiungere i propri obiettivi in modo più efficace ed efficiente.

Quali sono le fasi del processo di risk management?

Il processo di risk management comprende diverse fasi, ognuna fondamentale nella gestione dei rischi.

  1. Identificazione dei rischi: in questa fase vengono individuati e catalogati tutti i potenziali rischi che potrebbero influenzare l'organizzazione, come ad esempio rischi operativi, finanziari, legali, reputazionali, tecnologici, ambientali. In questa fase è necessario effettuare un'analisi approfondita delle attività e dei processi dell'organizzazione, nonché una valutazione delle minacce esterne.
  2. Valutazione dei rischi: una volta identificati i rischi, è necessario valutare le probabilità che questi possano verificarsi, oltre l'impatto che questi potrebbero avere sull'organizzazione. Questa valutazione aiuta a stabilire le priorità e a concentrare le risorse sulle aree di maggior rischio.
  3. Mitigazione dei rischi: questa fase prevede l'implementazione di misure atte a ridurre o mitigare i rischi identificati. Queste misure possono includere l'adozione di politiche e procedure specifiche, l'implementazione di controlli interni, l'acquisto di assicurazioni per coprire i rischi residui o la diversificazione degli investimenti.
  4. Monitoraggio dei rischi: una volta implementate le misure di mitigazione, è fondamentale monitorare costantemente i rischi per assicurarsi che le misure adottate siano efficaci, ed eventualmente applicare delle modifiche in base all'evoluzione dei rischi o alle nuove minacce che potrebbero emergere.

Tipologie di rischi finanziari

Tra le diverse tipologie di rischi finanziari che possono essere affrontati attraverso il risk management, le più comuni sono:

  • Rischio di credito: si verifica quando un debitore, che può essere un’organizzazione o un individuo, non è in grado di onorare i propri obblighi finanziari, causando perdite finanziarie per l'azienda. Può riguardare ad esempio i prestiti bancari, i crediti commerciali o le fatture.
  • Rischio di liquidità: si verifica riguarda la capacità di un'organizzazione di soddisfare i propri obblighi finanziari a breve termine, ad esempio pagare i debiti o far fronte alle spese correnti. Può essere causato da mancate entrate, elevati flussi di uscita di denaro o da problemi di accesso al credito.
  • Rischio di tasso di interesse: si verifica quando un'organizzazione è esposta a fluttuazioni dei tassi di interesse. Ad esempio, un aumento dei tassi di interesse potrebbe comportare un aumento dei costi di finanziamento per un'organizzazione che ha prestiti a tasso variabile.
  • Rischio di cambio: si verifica quando un'organizzazione ha esposizione a fluttuazioni dei tassi di cambio tra diverse valute. Ad esempio, un'azienda che importa beni da un paese straniero potrebbe subire perdite se il valore della valuta estera aumenta rispetto alla propria valuta nazionale.
  • Rischio di mercato: si riferisce alla possibilità che i movimenti dei mercati finanziari, come le fluttuazioni dei tassi di cambio, dei tassi di interesse o dei prezzi delle materie prime, possano influire negativamente sui risultati finanziari di un'organizzazione.
  • Rischio operativo: è il rischio derivante da eventi interni all'organizzazione, come errori umani, guasti tecnici, problemi tecnologici, eventi catastrofici, frodi.

Come gestire il rischio finanziario?

La gestione del rischio finanziario richiede l'adozione di una serie di strategie e misure preventive. In primo luogo è importante diversificare gli investimenti, perché investire in una varietà di asset può aiutare a ridurre il rischio di perdite significative legate ad un singolo investimento.

Anche l'utilizzo di strumenti come contratti futures o opzioni può consentire di ridurre l'esposizione ai rischi finanziari, ad esempio il rischio di cambio o il rischio di tasso di interesse. Si può anche scegliere di acquistare polizze assicurative per proteggere un'organizzazione da eventi imprevisti, come danni fisici, furto o responsabilità civile.

È inoltre importante rimanere aggiornati sulle tendenze e gli sviluppi dei mercati finanziari. Infatti questo monitoraggio costante dei mercati finanziari può aiutare a prendere decisioni tempestive e informate, riducendo il rischio di perdite finanziarie. Osservare l’andamento dei mercati infatti permette di adattare le proprie strategie di gestione del rischio in base alle tendenze.

Infine è consigliato anche implementare controlli e procedure interne chiare e ben documentate, come, ad esempio, stabilire dei limiti di esposizione al rischio o delle procedure di approvazione per gli investimenti, in modo da ridurre il rischio di decisioni finanziarie imprudenti.

Private equity

private equity significato

Cos’è il private equity, quali sono le caratteristiche di questo tipo di investimento e come funzionano le società di private equity

Cos'è il private equity

Il private equity è una forma di investimento che prevede l'acquisto di azioni o quote di proprietà di aziende non quotate in borsa. In altre parole, si tratta di investimenti in imprese private che non sono accessibili al pubblico.

Questo tipo di investimento, noto anche come "equity privato" o "capitale di rischio", coinvolge l'acquisto di azioni o quote di proprietà delle imprese, con l'obiettivo di ottenere un ritorno sugli investimenti nel lungo periodo.

Il private equity svolge un ruolo importante nell'economia, perché fornisce capitale alle imprese che non possono accedere ai mercati finanziari pubblici. Questo tipo di investimento può contribuire alla crescita delle imprese, alla creazione di posti di lavoro e all'innovazione.

Questo tipo di investimento offre la possibilità di ottenere rendimenti più elevati nel lungo termine, ma comporta anche rischi più elevati rispetto agli investimenti tradizionali.

Le società di private equity

Una società di private equity è un’entità specializzata che gestisce un fondo di investimento che raccoglie capitale da investitori esterni, e lo utilizza per acquisire partecipazioni in aziende non quotate in borsa.

Gli investimenti possono includere l'acquisto di azioni o quote di proprietà, l'investimento in obbligazioni convertibili o l'offerta di prestiti alle imprese.

Queste entità sono gestite da professionisti esperti nel settore degli investimenti, con un team che valuta le opportunità di investimento, negozia le transazioni e lavora a stretto contatto con le imprese target per massimizzare il valore degli investimenti.

L’obiettivo di questo team di professionisti è di generare rendimenti significativi per i propri investitori, che possono essere investitori istituzionali, come fondi pensione e compagnie di assicurazione, o da investitori privati ad alto patrimonio netto.

Le società di private equity lavorano a stretto contatto con la gestione delle imprese per apportare miglioramenti operativi e strategici, al fine di aumentare il valore delle aziende. Quando questo avviene, la società cerca di monetizzare i propri investimenti attraverso la vendita delle azioni o delle quote di proprietà delle imprese a un prezzo superiore rispetto all'acquisto iniziale

Il private equity quindi si distingue dagli investimenti tradizionali in azioni quotate in borsa, in quanto offre una maggiore flessibilità e possibilità di influenzare direttamente le decisioni aziendali.

Funzionamento del private equity

Il funzionamento del private equity può variare a seconda delle strategie adottate dalle società di private equity. Generalizzando, si può suddividere il processo di investimento in private equity in diverse fasi:

  1. Ricerca, valutazione e raccolta dei capitali: la società di private equity cerca opportunità di investimento interessanti e valuta le imprese in base a criteri come la solidità finanziaria, il potenziale di crescita e la gestione. Inoltre, il fondo di private equity raccoglie capitali dagli investitori istituzionali o privati. 
  2. Acquisizione: una volta identificate le opportunità di investimento, la società di private equity acquista azioni o quote di proprietà dell’azienda target.
  3. Gestione: dopo l'acquisizione, il fondo lavora a stretto contatto con la gestione delle imprese per apportare miglioramenti operativi e strategici, con l’obiettivo di aumentare il valore dell’azienda. Queste migliorie possono includere la riorganizzazione dell'azienda, l'introduzione di nuove strategie di marketing, l'espansione in nuovi mercati o l'ottimizzazione delle operazioni interne.
  4. Uscita: infine, la società di private equity cerca di monetizzare il proprio investimento attraverso la vendita delle partecipazioni ad un prezzo superiore rispetto all'acquisto iniziale, generando così profitti per gli investitori. Le modalità di uscita possono includere la vendita a un'altra società, l'offerta pubblica iniziale (IPO) o l'acquisto da parte di un altro investitore.

Caratteristiche dei fondi di investimento private equity

I fondi di investimento private equity presentano alcune caratteristiche distintive rispetto ad altri tipi di fondi di investimento. Innanzitutto, i fondi di private equity sono generalmente a lungo termine, con un periodo di investimento che può variare da 5 a 10 anni o più.

I fondi di private equity infatti investono principalmente in aziende non quotate, che offrono maggiori opportunità di crescita e di creazione di valore. Ciò comporta un alto livello di coinvolgimento operativo nelle aziende in cui investono, al fine di aumentare il valore dell’azienda stessa.

Gli investimenti in private equity sono illiquidi, ovvero gli investitori possono non essere in grado di vendere le proprie quote o azioni quando lo desiderano.

Infine, i fondi di private equity richiedono solitamente un impegno di investimento significativo da parte degli investitori, che vengono chiamati a versare una quota iniziale e a contribuire ulteriormente nel corso del tempo.

Pro

  • Rendimenti più elevati rispetto agli investimenti tradizionali
  • Alte possibilità di guadagno nel lungo termine
  • Opportunità di diversificazione del proprio portafoglio

Contro

  • Sono prodotti illiquidi
  • Possibile perdita totale o parziale del capitale investito se il valore dell’azienda diminuisce nel tempo
  • Incertezza riguardo al successo delle imprese in cui si investe

Differenze tra private equity e venture capital

Sebbene il private equity e il venture capital siano spesso usati come sinonimi, esistono alcune differenze significative tra i due. La principale differenza riguarda la tipologia di aziende in cui investono.

Il private equity si concentra generalmente su aziende mature e consolidate, che hanno già un certo livello di stabilità e redditività. Solitamente si tratta di aziende non quotate o in procinto di essere privatizzate. Inoltre, i finanziamenti di private equity sono solitamente di importo maggiore rispetto a quelli di venture capital.

Il venture capital invece si rivolge a imprese o aziende emergenti e innovative, come ad esempio le start-up. Si tratta quindi di aziende in fase di avvio o che hanno un alto potenziale di crescita, e spesso appartengono a settori ad alta tecnologia e innovazione. Rispetto alle aziende del private equity, quelle del venture capital possono essere più rischiose.

Come investire nel private equity?

Gli investimenti in private equity sono generalmente riservati agli investitori istituzionali o agli investitori privati ad alto patrimonio netto. Tuttavia, negli ultimi anni sono stati creati strumenti di investimento come i fondi di private equity quotati in borsa, che consentono agli investitori retail di partecipare al settore.

Prima di investire in private equity, è però fondamentale comprendere i rischi associati a questo tipo di investimento e valutare attentamente le opportunità offerte.

Esempio di private equity

Per comprendere meglio come funziona il private equity, facciamo un esempio.

Immaginiamo che una società di private equity decida di investire in un'azienda manifatturiera italiana che sta cercando di espandersi in nuovi mercati. La società di private equity acquista una partecipazione del 60% nell'azienda, investendo 10 milioni di Euro.

Successivamente, lavora attivamente con la dirigenza dell'azienda per migliorare l'efficienza operativa, espandere la presenza internazionale e sviluppare nuovi prodotti. Dopo alcuni anni, l'azienda registra una crescita significativa e la società di private equity decide di vendere la sua partecipazione ad un prezzo di 20 milioni di Euro.

In questo caso, la società di private equity ha ottenuto un ritorno del 100% sul proprio investimento, generando un profitto di 10 milioni di Euro.

Open interest

open interest significato

Cosa sono gli open interest, come funzionano e come interpretarli per prendere decisioni di trading informate.

Cos'è l'open interest

Nel trading si parla di open interest per indicare il numero di contratti che sono stati negoziati ma non ancora liquidati o chiusi. L'open interest, tradotto in italiano come "interesse aperto", descrive il numero totale di contratti che sono stati acquistati o venduti ma che non sono ancora stati chiusi.

Si tratta quindi di contratti aperti o posizioni in essere, su un determinato strumento finanziario. L'open interest viene spesso utilizzato come indicatore della liquidità del mercato e per capire le tendenze di trading; si tratta di un concetto particolarmente importante nel mercato dei futures e delle opzioni, dove gli investitori possono aprire e chiudere posizioni in base alle loro previsioni sul movimento dei prezzi.

A cosa serve e come interpretare l’open interest

L'open interest fornisce informazioni importanti ai trader e agli investitori che vogliono prendere decisioni di trading informate. Questo indicatore infatti riflette la quantità di denaro che è stata investita in un particolare strumento finanziario, e può essere utilizzato per valutare l'entusiasmo o la fiducia degli investitori nei confronti di un determinato mercato.

Innanzitutto può essere utilizzato per valutare la forza di un trend di mercato. Un aumento dell'open interest può indicare un interesse crescente da parte degli investitori e può essere interpretato come un segnale rialzista. Questo segnale potrebbe significare che ci sono nuovi partecipanti che si stanno posizionando sul mercato in una data direzione. Al contrario, una diminuzione dell'open interest potrebbe suggerire una mancanza di fiducia nel mercato.

In secondo luogo, l'open interest può essere utilizzato per valutare la liquidità di un mercato. Un alto livello di open interest indica che il mercato è molto attivo e che ci sono molti trader interessati a negoziare quel particolare strumento finanziario. Di conseguenza, ci saranno molte opportunità di negoziazione e le transazioni potranno essere eseguite rapidamente.

Al contrario, un basso livello di open interest può rendere più difficile l'esecuzione delle transazioni e può comportare costi di negoziazione più elevati poiché sono presenti meno partecipanti, portando il mercato ad essere meno liquido.

L’open interest può fornire informazioni preziose per prendere decisioni di trading, tuttavia è importante ricordare che anche questo parametro va interpretato con cautela e in combinazione con altre analisi.

Esempio di open interest

L'open interest viene calcolato valutando insieme tutti i contratti aperti su un determinato strumento finanziario. Ciò significa che, se ad esempio un contratto di opzione su una determinata azione ha un open interest di 100, in quel momento ci sono 100 contratti di opzioni ancora aperti su quell’azione.

Se un nuovo investitore decide di acquistare 10 contratti di opzioni, l'open interest aumenterà a 110. Al contrario, se un investitore decide di chiudere 5 contratti di opzioni, l'open interest diminuirà a 95 contratti aperti. L'open interest quindi può variare in base alle transazioni dei partecipanti al mercato, ed è per questo motivo che è necessario monitorare questo parametro prima di prendere decisioni di trading.

Come fare trading con l'open interest

Il trading con l'open interest può essere un'utile strategia per gli investitori che desiderano prendere decisioni informate sul mercato.

Ad esempio, se l'open interest sta aumentando mentre il prezzo di un determinato strumento finanziario sta salendo, potrebbe indicare che c'è un interesse crescente da parte dei trader e che la tendenza potrebbe continuare. D'altro canto, se l'open interest sta diminuendo mentre il prezzo sta salendo, potrebbe indicare una possibile inversione di tendenza imminente, e si potrebbe considerare la chiusura delle proprie posizioni long.

È importante utilizzare dati aggiornati e affidabili per un'analisi accurata dell'open interest. Tuttavia, è importante considerare anche altri indicatori e fattori di mercato prima di prendere decisioni di trading basate esclusivamente sull'open interest.

Chi fornisce i dati di open interest

I dati di open interest sono forniti dalle borse, dai mercati finanziari e dai broker in cui vengono negoziati gli strumenti finanziari. Queste informazioni sono solitamente disponibili pubblicamente sulle piattaforme di trading online, siti web finanziari o servizi di dati di mercato, e possono essere consultate dagli investitori per valutare l'andamento e la liquidità di un determinato mercato.

Offerta pubblica iniziale (IPO)

ipo significato

Cos’è l’IPO (offerta pubblica iniziale), quali vantaggi e rischi comporta e in quali tipologie si può suddividere.

Cosa si intende per offerta pubblica iniziale nella finanza

Nel contesto finanziario, l'offerta pubblica iniziale, comunemente nota come IPO (Initial Public Offering), è un processo attraverso il quale un'azienda decide di quotarsi per la prima volta in una borsa valori.

Questo processo da una parte offre al pubblico la possibilità di diventare azionisti acquistando delle azioni della società stessa, e, di conseguenza, di partecipare ai profitti ma anche alle perdite. D’altra parte, permette all’azienda di ottenere finanziamenti per espandersi o per sostenere i propri progetti di crescita.

In altre parole, l'IPO rappresenta il passaggio da una società privata a una società quotata in Borsa. Si tratta quindi di un momento di grande importanza per l'azienda coinvolta, poiché questo passaggio può portare ad un aumento del capitale di una società e a un aumento della sua visibilità e reputazione sul mercato finanziario.

Inoltre, l'IPO è un evento significativo nell'economia di un paese, in quanto offre l'opportunità di investire in nuove imprese. Infine, l'IPO può anche fornire una valutazione di mercato per la società e creare un'opportunità di liquidità per gli azionisti esistenti.

Come funziona un'offerta pubblica iniziale

L'IPO è un processo complesso che coinvolge diverse fasi e soggetti; in generale l'operazione di IPO può essere suddivisa in 3 grandi fasi:

  1. Preparazione: l'azienda interessata all'IPO si avvale dei servizi di una banca d'affari, o di un consulente finanziario, per guidarla attraverso l'intero processo. Queste istituzioni finanziarie svolgono il ruolo di underwriter e/o collocatori delle azioni, ossia si occupano di determinare il prezzo delle azioni, di distribuirle sul mercato e definire la strategia di marketing per attirare gli investitori. 
  2. Pricing: successivamente, l'azienda presenta una richiesta di quotazione alla Borsa valori competente, fornendo un prospetto informativo, che contiene tutte le informazioni finanziarie necessarie per gli investitori, come i bilanci, i piani di sviluppo e le prospettive future. 
  3. Quotazione: una volta ottenuta l'approvazione dalla Borsa, l'azienda procede con l'offerta delle azioni al pubblico, che avviene tramite una sottoscrizione o un'offerta di vendita.

Benefici e costi dell'offerta pubblica iniziale (IPO)

L'IPO offre numerosi benefici sia per l'azienda, sia per gli investitori.

Per l'azienda, l'IPO rappresenta una fonte di finanziamento importante per sostenere la crescita e ampliare le proprie attività. Inoltre, l'azienda può aumentare la propria visibilità e la propria reputazione sul mercato, migliorando così le prospettive di business, tra cui la possibilità di attirare nuovi clienti, partner commerciali e talenti.

Per gli investitori, l'IPO offre l'opportunità di partecipare alla crescita di un'azienda e beneficiare dei potenziali guadagni derivanti dall'aumento del valore delle azioni. Inoltre, l'IPO può offrire una maggiore liquidità, poiché le azioni possono essere facilmente scambiate sulla borsa valori.

Tuttavia, l'IPO comporta anche dei costi significativi per l'azienda, tra cui spese legali, di consulenza e di marketing. Una volta quotata in Borsa, l'azienda deve rispettare una serie di norme e regolamentazioni, che comportano ulteriori costi operativi e amministrativi.

Tra i contro, c’è da tenere in considerazione anche il fatto che l'azienda deve fornire informazioni finanziarie dettagliate e trasparenti, rendendosi così più esposta alla pressione degli investitori e agli obblighi di comunicazione finanziaria. Inoltre, l'azienda potrebbe perdere una certa flessibilità decisionale e dovrà fare i conti con le aspettative degli investitori.

Rischi di una IPO

Come ogni operazione finanziaria, anche l'IPO comporta dei rischi. Tra i principali, vi è la possibilità che il prezzo delle azioni non corrisponda alle aspettative degli investitori, portando a una sottoscrizione inferiore alle previsioni. Inoltre, l'azienda può essere soggetta a una maggiore volatilità dei prezzi delle azioni, causata dalla speculazione dei mercati finanziari.

Un altro rischio è rappresentato dalla perdita di controllo da parte dei fondatori e degli azionisti di maggioranza, poiché l'IPO comporta la cessione di una parte del capitale sociale dell'azienda.

Come fare trading su una IPO

Per gli investitori interessati a fare trading su una IPO, è importante tenere conto di alcuni fattori chiave. Prima di prendere una decisione di investimento, è infatti importante valutare attentamente le informazioni finanziarie e operative fornite dalla società e considerare i rischi e i potenziali rendimenti.

Prima di tutto, è consigliabile effettuare una ricerca approfondita sull'azienda, valutando i suoi fondamentali finanziari, la sua posizione sul mercato e le prospettive future.

Inoltre, è importante seguire da vicino l'andamento del mercato e le valutazioni degli analisti, per avere una visione più completa dell'azienda e del suo potenziale. Infine, bisogna considerare che le IPO possono essere soggette a una forte volatilità iniziale, quindi è importante avere una strategia di gestione del rischio ben definita.

Per fare trading su una IPO, gli investitori devono aprire un conto presso un broker che offre la possibilità di partecipare alle IPO. Il broker fornirà informazioni sulle società che stanno effettuando un'IPO e consentirà agli investitori di acquistare azioni durante il periodo di offerta pubblica.

Tipologie di IPO

Sul mercato finanziario si possono distinguere tre principali tipologie di offerte pubbliche, sulla base del tipo di operazione che viene effettuata:

  • L'OPS (offerta pubblica di sottoscrizione) avviene quando un'azienda emette nuove azioni e le offre al pubblico per la sottoscrizione. In questo caso, l'azienda sta cercando di raccogliere capitali freschi per finanziare la sua crescita.
  • L'OPV (offerta pubblica di vendita) avviene quando gli azionisti esistenti di un'azienda decidono di vendere le loro azioni al pubblico. In questo caso, l'azienda non raccoglie capitali freschi, ma gli azionisti possono monetizzare le loro partecipazioni.
  • L'OPVS (offerta pubblica di sottoscrizione e vendita) è una combinazione delle due precedenti. In questo caso, l'azienda emette nuove azioni e gli azionisti esistenti vendono le loro azioni.

Quanto dura una IPO

La durata di un'IPO dipende da diversi fattori, tra cui la complessità dell'operazione, la dimensione della società e le condizioni di mercato. In genere, il processo di IPO può richiedere diversi mesi, durante i quali la società deve preparare documenti finanziari, sottoporsi a una valutazione indipendente, stabilire il prezzo delle azioni e promuovere l'offerta agli investitori. Una volta ottenuta l'approvazione dalla Borsa, l'offerta pubblica può durare da pochi giorni a diverse settimane, a seconda dell'interesse degli investitori e delle condizioni di mercato.

Liquidità

liquidita significato

Cos’è la liquidità, quali sono i fattori che la influenzano, e come si misura.

Cos'è la liquidità economica

In economia la liquidità indica la disponibilità di asset finanziari che possono essere facilmente convertiti in denaro senza subire significative perdite di valore. La liquidità economica è fondamentale per garantire un corretto funzionamento dell’economia.

Le risorse finanziarie liquide sono necessarie per soddisfare gli obblighi finanziari a breve termine di un’azienda o di un individuo. Infatti, senza una adeguata disponibilità di liquidità, le imprese possono avere difficoltà a pagare i propri fornitori, i dipendenti o i creditori, il che può portare a problemi finanziari e persino alla bancarotta. Allo stesso modo, anche gli individui hanno bisogno di liquidità per far fronte alle spese quotidiane, come bollette, affitto o i costi legati agli alimenti, e alle emergenze finanziarie.

Per questi motivi, è importante prestare attenzione ai rischi associati alla liquidità e mantenere un equilibrio tra disponibilità di risorse liquide e opportunità di investimento.

Fattori che influenzano la liquidità

In generale, si può affermare che una gestione finanziaria accurata può contribuire a mantenere un adeguato livello di liquidità. Tuttavia, la liquidità può essere influenzata da diversi fattori, tra cui:

  • la gestione del flusso di cassa, ovvero l'equilibrio tra entrate e uscite di denaro nel corso del tempo. Generalmente, un flusso di cassa positivo, ovvero le entrate sono superiori alle uscite può aumentare la liquidità, mentre un flusso di cassa negativo può ridurla, causando così una carenza di liquidità;
  • la gestione del credito di un’azienda, poiché se un'azienda concede crediti ai propri clienti, può ritardare l'entrata di liquidità. D'altra parte, se l'azienda riesce a riscuotere i crediti in modo tempestivo, avrà una maggiore disponibilità di liquidità;
  • la gestione degli stock, che, se efficiente, può aumentare la liquidità di un’azienda. Infatti se un'azienda ha un elevato livello di stock, potrà avere un utilizzo maggiore di liquidità. Invece una gestione efficiente degli stock può ridurre la necessità di immobilizzare liquidità in beni fisici;
  • la gestione dei debiti, ovvero la disposizione di risorse sufficienti per risolvere i debiti a breve termine;
    la situazione economica generale; ad esempio un'economia in recessione potrebbe ridurre la liquidità disponibile a causa della diminuzione delle vendite e dell'aumento dei costi.

Come si misura la liquidità: gli indicatori di liquidità

La liquidità può essere misurata attraverso diversi indicatori finanziari. Uno dei più comuni è il rapporto di liquidità corrente o liquidità generale, che confronta gli attivi correnti (come contanti, crediti e titoli negoziabili) con i passivi correnti (come debiti a breve termine). Un rapporto superiore a 1 indica che l'azienda ha abbastanza risorse liquide per far fronte ai suoi obblighi finanziari a breve termine.

C’è poi il rapporto di liquidità immediata, che considera solo gli attivi immediatamente liquidi, come il contante e i titoli di credito. Questo indicatore fornisce una misura più restrittiva della liquidità, poiché esclude gli attivi meno liquidi come i crediti.

Un altro indicatore comune è il rapporto acid test, o quick ratio, che esclude gli stock dal calcolo degli attivi correnti. Questo indicatore fornisce una misura più restrittiva della liquidità, poiché gli stock possono richiedere più tempo per essere convertiti in denaro contante.

Infine, un altro indicatore comune è il periodo medio di riscossione dei crediti. Questo indica il tempo medio necessario per riscuotere i crediti dai clienti, e fornisce un'indicazione della velocità con cui l'azienda trasforma i crediti in liquidità.

Cos'è il rischio di liquidità

Il rischio di liquidità si riferisce alla possibilità che un'azienda o un individuo non sia in grado di soddisfare i propri obblighi finanziari a breve termine a causa di una mancanza di risorse liquide. Questo rischio può accadere quando le entrate diminuiscono o le spese aumentano in modo significativo, mettendo a rischio la stabilità finanziaria.

La gestione del rischio di liquidità è di fondamentale importanza per le imprese, che devono adottare politiche finanziarie adeguate per garantire un adeguato livello di liquidità. Ciò può includere la diversificazione delle fonti di finanziamento, la riduzione delle spese non essenziali e l'adozione di politiche di credito o pagamento più prudenti.

Differenza tra liquidità e solvibilità

È importante distinguere tra liquidità e solvibilità, poiché questi due concetti sono strettamente correlati ma non sono la stessa cosa.

La liquidità riguarda la disponibilità di risorse finanziarie liquide, mentre la solvibilità riguarda la capacità di un soggetto di far fronte a tutti i propri obblighi finanziari, sia a breve che a lungo termine.

La solvibilità tiene conto non solo della liquidità, ma anche degli asset e del patrimonio netto di un'azienda o di un individuo. La liquidità è quindi una componente della solvibilità, ma non ne rappresenta l'intera dimensione.

Una persona o un'azienda può essere liquida, cioè avere risorse finanziarie immediate, ma non solvibile, se le sue passività superano le sue attività nel lungo termine. Al contrario, una persona o un'azienda può essere solvibile, ma non liquida se non dispone di risorse finanziarie immediate per far fronte ai propri obblighi nel breve termine.

Caratteristiche della liquidità immediata

La liquidità immediata è la forma più alta di liquidità, in quanto rappresenta la disponibilità immediata di denaro contante o di strumenti finanziari altamente liquidi. Questi includono contanti, depositi bancari a breve termine e strumenti del mercato monetario.

La liquidità immediata è fondamentale per far fronte a situazioni di emergenza o a imprevisti finanziari. Infatti consente di affrontare spese improvvise senza dover ricorrere a prestiti o vendere attività a prezzi scontati.

Quando si verifica la mancanza di liquidità

La mancanza di liquidità può verificarsi in diverse situazioni, ad esempio quando un'azienda o un individuo non ha abbastanza risorse finanziarie immediate per far fronte ai propri obblighi.

Ciò può accadere a causa di una diminuzione delle entrate, di un aumento delle spese o di una combinazione di entrambi. Quando si verifica la mancanza di liquidità, un'azienda può trovarsi in difficoltà finanziarie, incapace di pagare stipendi, fornitori o altre spese correnti. In alcuni casi estremi, la mancanza di liquidità può portare al fallimento dell'azienda.

Inoltre, la mancanza di liquidità può verificarsi anche a livello macroeconomico. Durante una crisi finanziaria, ad esempio, molte imprese possono trovarsi in difficoltà a causa di una mancanza di liquidità sul mercato, che può portare a una contrazione economica più ampia.

Differenze tra mercati liquidi e mercati illiquidi

La liquidità permette di dividere i mercati economici in due categorie: i mercati liquidi e quelli illiquidi.

I mercati liquidi sono caratterizzati da una grande disponibilità di risorse finanziarie liquide e da una facilità di scambio di tali risorse. In questi mercati, gli asset possono essere facilmente comprati o venduti senza influire significativamente sul loro valore di mercato.

Al contrario, i mercati illiquidi sono caratterizzati da una scarsa disponibilità di risorse finanziarie liquide e da una difficoltà di scambio. In questi mercati, gli asset possono essere più difficili da vendere o acquistare senza influire negativamente sul loro valore di mercato.

Vantaggi e rischi della liquidità

La liquidità presenta diversi vantaggi e rischi. Tra i vantaggi possiamo distinguere quelli relativi alle imprese e quelli relativi agli individui. Per le imprese, la liquidità consente di far fronte alle spese correnti, di sfruttare opportunità di investimento e di affrontare situazioni di emergenza finanziaria, evitando così il rischio di insolvenza.

Per gli individui, la liquidità offre la possibilità di far fronte alle spese quotidiane e di affrontare imprevisti finanziari. Inoltre, una buona liquidità può consentire di cogliere opportunità di investimento o di espansione.

Tuttavia, la liquidità comporta anche dei rischi. Ad esempio, la liquidità eccessiva, ovvero tenere troppa liquidità, può comportare una rendimenti inferiori rispetto ad altri strumenti d'investimento più redditizi. Inoltre, una carenza di liquidità può portare a problemi finanziari, causare problemi di solvibilità e, talvolta, persino alla chiusura di un'azienda.

Esempio di liquidità

Per comprendere meglio il concetto di liquidità, consideriamo un esempio semplice.

Immaginiamo di avere un'azienda che ha un flusso di cassa positivo e una gestione efficiente del credito e degli stock, nello specifico ha 10.000 euro in contanti e 20.000 euro in stock. Immaginiamo di avere un'azienda che Inoltre, l'azienda ha un debito di 5.000 euro che deve essere pagato entro un mese.

In questo caso, il rapporto di liquidità corrente sarebbe di 30.000 euro (10.000 euro in contanti + 20.000 euro in stock) diviso per 5.000 euro di debiti, che è uguale a 6. Questo indica che l'azienda ha una buona liquidità per far fronte ai propri obblighi finanziari a breve termine.

Tuttavia, se l'azienda subisce una riduzione delle entrate o una cattiva gestione del flusso di cassa, la sua liquidità potrebbe diminuire. In questa situazione, l'azienda potrebbe trovarsi a dover affrontare difficoltà nel pagare i fornitori o i dipendenti, mettendo a rischio la sua solvibilità. In questo caso, l'azienda dovrebbe trovare altre fonti di finanziamento, come un prestito bancario, per pagare i propri debiti.

Hedging

Hedging

Cos’è l’hedging e come funziona, in quali tipologie si suddivide e i vantaggi e i rischi di questa strategia di mercato.

Cos’è l’hedging nel trading

L'hedging nel trading è una strategia utilizzata per gestire il rischio associato alle fluttuazioni dei prezzi degli asset finanziari. Questa strategia può essere attuata mediante l'acquisto o la vendita di strumenti finanziari correlati, come futures, opzioni o contratti a termine.

Questa diversificazione di asset implica l'apertura di posizioni che si compensano reciprocamente, al fine di ridurre l'esposizione al rischio di perdita. Infatti l'obiettivo dell'hedging è quello di proteggere gli investitori da possibili variazioni avverse del prezzo di un'attività sottostante.

Come funziona l’hedging

L'hedging prevede la creazione di posizioni opposte o complementari per compensare il rischio di una posizione esistente. Ci sono diverse modalità di hedging che possono essere utilizzate, a seconda dei mercati finanziari e degli strumenti disponibili.

L'hedging può ridurre il rischio di perdita, ma va tenuto presente che può anche limitare il potenziale di guadagno. È importante considerare attentamente la strategia di hedging più appropriata in relazione a obiettivi, orizzonte temporale e strumenti finanziari disponibili.

I tre dei metodi di hedging più comuni sono:

  • Hedging con futures: l'investitore acquista o vende contratti futures per compensare il rischio di una posizione di mercato. Ad esempio, se un investitore possiede azioni di una società e vuole proteggersi da possibili perdite, può vendere contratti futures sull'indice azionario correlato. In questo modo, se il prezzo delle azioni diminuisce, le perdite saranno compensate dai guadagni sul contratto futures.
  • Hedging con opzioni: le opzioni offrono ai trader il diritto, ma non l'obbligo, di acquistare o vendere un'attività sottostante a un prezzo predeterminato entro una data specifica. Un investitore può acquistare opzioni put per proteggersi da possibili diminuzioni dei prezzi, o opzioni call per proteggersi da possibili aumenti dei prezzi.
  • Hedging con posizioni bilanciate: in alcuni casi, è possibile compensare il rischio attraverso posizioni bilanciate. Ad esempio, un investitore può possedere azioni di una società e contemporaneamente vendere opzioni call coperte sulla stessa azione. In questo modo, se il prezzo delle azioni aumenta al di sopra del prezzo di esercizio delle opzioni, l'investitore può essere obbligato a vendere le azioni a un prezzo fissato, ma compenserà questa perdita con il premio delle opzioni vendute.

Tipologie di hedging

Per proteggere dalle fluttuazioni dei prezzi degli asset finanziari, è possibile scegliere tra diverse tipologie di hedging, tra cui le più comuni sono:

  • Hedging di portafoglio: questa tecnica viene utilizzata per proteggere un intero portafoglio di investimenti dai rischi di mercato. Gli investitori possono utilizzare una combinazione di strumenti finanziari, come futures, opzioni o contratti a termine, per coprire il rischio di perdite in tutto il portafoglio.
  • Hedging di base: questa strategia è utilizzata per proteggersi dalle fluttuazioni dei prezzi tra i beni primari correlati. Ad esempio, un produttore di petrolio potrebbe utilizzare futures sul greggio per coprire il rischio di variazioni dei prezzi del petrolio.
  • Hedging direzionale: questa strategia implica l'utilizzo di strumenti finanziari correlati per coprire il rischio di variazioni direzionali dei prezzi. Ad esempio, un investitore che possiede azioni di una società può vendere contratti futures sull'indice azionario correlato, in modo da proteggersi da possibili diminuzioni del mercato globale.
  • Hedging con opzioni: le opzioni consentono agli investitori di acquistare o vendere un'attività sottostante a un prezzo predeterminato. Un investitore può utilizzare opzioni call o put per coprire il rischio di perdite inaspettate. Ad esempio, un'opzione put può essere acquistata per proteggere il proprio portafoglio contro una diminuzione dei prezzi.
  • Hedging di cambio: questa strategia viene utilizzata per coprire il rischio derivante dalle variazioni nei tassi di cambio tra valute diverse. Gli investitori possono utilizzare contratti future sul cambio o opzioni sulle valute per proteggersi da fluttuazioni sfavorevoli dei tassi di cambio.

Vantaggi e rischi dell’hedging

Il vantaggio principale dell'hedging è la capacità di gestire e ridurre il rischio di perdita. Un'adeguata strategia di hedging può infatti proteggere un investitore dalle fluttuazioni avverse dei prezzi degli asset finanziari, consentendo di limitare le perdite potenziali.

Inoltre, l'hedging può aiutare a proteggere il capitale investito sfruttando la flessibilità del portafoglio, costruito per adattarsi alle condizioni mutevoli del mercato. È infatti possibile mitigare il rischio di perdite inaspettate su determinate posizioni di mercato attraverso l'utilizzo di strumenti finanziari, come futures, opzioni o contratti a termine, e utilizzando gli strumenti di hedging, che consentono agli investitori di adattarsi alle nuove tendenze di mercato.

L'hedging può offrire diversi vantaggi per i trader e gli investitori, ma presenta anche alcuni rischi da considerare.

Innanzitutto, l'hedging è un'attività complessa che richiede una buona comprensione sia degli strumenti sia delle strategie coinvolte. La mancanza di conoscenza o esperienza può infatti portare a errori di valutazione, oppure a protezioni inadeguate, aumentando così il rischio di perdite.

Tuttavia, sebbene l'hedging miri a ridurre il rischio di perdite, questa strategia di trading può anche limitare i potenziali guadagni. Non bisogna inoltre dimenticare che l'utilizzo di strumenti di hedging può comportare costi aggiuntivi, come premi per opzioni, commissioni o spread di trading.

Per questo motivo è importante effettuare una valutazione accurata dei costi prima di impegnarsi in attività di hedging, per evitare che questi costi possano ridurre ulteriormente i profitti o aumentare le perdite.

Infine l'hedging potrebbe non funzionare immediatamente, oppure potrebbe risultare inefficace nel mitigare il rischio in determinate situazioni di mercato. Ad esempio, si potrebbe verificare un ritardo tra l'implementazione dell'hedging e la sua efficacia nel proteggere dalle fluttuazioni dei prezzi.

Come per qualsiasi strategia di trading o di investimento, è quindi importante valutare attentamente i vantaggi e i rischi dell'hedging alla luce delle proprie esigenze, obiettivi e capacità di gestire il rischio. 

Esempio di hedging

Un semplice esempio di hedging potrebbe essere quello di un produttore di grano che desidera proteggersi dalle fluttuazioni dei prezzi del grano sul mercato. Supponiamo che il produttore preveda di avere una quantità di grano da vendere tra sei mesi, ma è preoccupato che i prezzi possano diminuire durante questo periodo.

Per sfruttare l’hedging ed evitare l’esposizione al rischio di diminuzione dei prezzi del grano, il produttore potrebbe vendere contratti futures sul grano, che stabiliscono un prezzo fisso a cui il produttore può vendere una determinata quantità di grano in una data futura.

Se i prezzi del grano diminuiscono nel corso dei sei mesi, il produttore potrebbe avere una perdita sulla sua merce non ancora venduta sul mercato spot. Tuttavia, questa perdita sarà compensata dai guadagni ottenuti dalla vendita del contratto future sul grano al prezzo più elevato stabilito in precedenza.

Al contrario, se i prezzi del grano aumentano durante il periodo di sei mesi, il produttore otterrà maggiori guadagni dalle vendite spot del grano, ma subirà una perdita compensata dalla vendita del contratto future al prezzo inferiore.

Questo è solo un esempio semplice di come l'hedging può essere utilizzato, e ci sono molte altre strategie e combinazioni di strumenti finanziari che possono essere adottate per mitigare il rischio di mercato.

Normative dell’hedging in Italia

In Italia, l'hedging è un'attività che rientra nel contesto del trading finanziario. Esistono diverse normative e regolamenti che regolano il trading e l'utilizzo di strumenti di hedging.

L’ente che regola il mercato finanziario italiano è la CONSOB (Commissione Nazionale per le Società e la Borsa), che ha il compito di stabilire regole e regolamenti per il trading e le attività di investimento, inclusi gli strumenti di hedging.

La direttiva dell'Unione Europea che riguarda la regolamentazione dei mercati finanziari, inclusi gli strumenti derivati utilizzati per l'hedging è la MIFID II (Direttiva sui Mercati degli Strumenti Finanziari), che stabilisce gli standard di regolamentazione e trasparenza per le negoziazioni.

Per quanto riguarda i derivati OTC (Over The Counter), come i contratti a termine e gli swap, questi sono regolamentati dall’EMIR (European Market Infrastructure Regulation), che impone l'obbligo di liquidazione tramite una controparte centrale autorizzata (Central Counterparty Clearinghouse) e prescrive requisiti di reporting e di marginazione per le posizioni in derivati OTC.

È importante che i trader e gli investitori che utilizzano strategie di hedging in Italia siano informati sulle normative e i regolamenti vigenti per garantire un'operatività in conformità con la legge. Per questo motivo è consigliabile consultare un consulente finanziario, o un esperto di regolamentazione, per una guida personalizzata e accurata in base alle proprie esigenze e alla situazione specifica.